Cos'è la Calcolosi Renale e chi è a rischio
Definita in antichità il “mal della pietra” la calcolosi o litiasi renale è una patologia molto comune. I dati più completi giungono dagli Stati Uniti provenienti dal National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES). Questi dati evidenziano una prevalenza globale, di calcolosi sintomatica, intorno al 9-10 % con prevalenza dei maschi (16%) rispetto alle femmine (8%). Circa l’80% dei calcoli contengono calcio, usualmente calcio ossalato. In Italia ed in Sardegna non esistono dati epidemiologici recenti ma si presuppone una più alta percentuale di patologie da calcolosi renale poiché in Italia – a differenza degli USA – dove i registri tengono conto anche dei pazienti non ricoverati o trattati ambulatorialmente – i dati derivano solo dalle schede di dimissione di coloro che sono stati ricoverati [Scales CD Jr. Prevalence of kidney stones in the United States. Eur Urol 2012]
Infatti, nelle regioni più calde la calcolosi renale è più frequente. I calcoli renali si formano, specialmente nei soggetti predisposti o che conducono uno stile di vita ed una nutrizione inadeguata. In urine molto concentrate o per l’assenza o la bassa concentrazione nelle urine di sostanze che inibiscono la formazione e la crescita del calcolo renale, i calcoli possono formarsi e rapidamente in qualsiasi posizione dell’”albero urinario”: attaccati ai calici, nella pelvi o bacinetto renale, nel giunto tra rene ed uretere e tra uretere e vescica. In Sardegna, regione più colpita in Italia per l’alta presenza di pazienti affetti da insufficienza renale cronica, si stimano oltre 200.000 persone affette da questa patologia spesso curabile ma che se trascurata può condurre a rischio una malattia renale cronica talora senza possibilità di recuperare la funzione renale persa. Una caratteristica della calcolosi renale è la sua recidività. Si calcola che la sua ricorrenza a 5-10 anni dal primo episodio vari dal 30 al 50%.
Il dato più allarmante è significativo, causato dalle cattive abitudini di vita e da un cambiamento peggiorativo delle abitudini alimentari è il progressivo aumento dei nuovi casi (incidenza) negli ultimi 15 anni della calcolosi renale negli adolescenti, con un aumento, stimabile intorno al 4-6%. [Tasian GE, Kidney Stone Recurrence among Children and Adolescents. J Urol 2017]. Oltretutto nei bambini e negli adolescenti si stima una ricaduta del 30%.
Perciò, questo ci deve far pensare a riconsiderare con grande attenzione quelle che possono essere i fattori che contribuiscono alla genesi della calcolosi renale soprattutto negli adolescenti: fattori ambientali e abitudini alimentari e patologie ereditarie che nei nostri parenti ed antecedenti non era possibile diagnosticare.
I genitori ed i pediatri che riscontrano una colica renale negli adolescenti e soprattutto nei bambini devono purtroppo considerare patologie ereditarie che, rispetto agli altri tipi di calcolosi renali, sono più gravi ed evolutive nel danneggiare la funzione renale. Quindi nessun indugio a recarsi in ospedale. Però dopo aver fatto diagnosi e/o rimosso il calcolo dovrebbero rivolgersi ad Internisti Nefrologi che possono mettere in atto tutti i mezzi terapeutici per evitare la formazione di altri calcoli renali e l’evoluzione di una eventuale insufficienza renale.
Esiste inoltre il problema dei pazienti definiti “produttori di calcoli” ovvero persone che producono calcoli anche solo due volte in un periodo di 3-5 anni sino ad arrivare a produttori di calcoli che si recano dall’urologo anche 5 o più volte all’anno.
Ebbene, molti di questi pazienti si affidano in Urologia alle più recenti tecniche di litotrissia percutanea, banalmente denominata terapia con “onde d’urto”. Sappiate che anche gli urologi iniziano a rendersi conto che ripetuti episodi di litotrissia percutanea per frammentare e/o polverizzare i calcoli, non è esente anche da gravi rischi. L’unica via per evitare di riformare calcoli è sottoporsi alle analisi metaboliche che vi può proporre il Nefrologo. [Jang YB.Treatment of subcapsular haematoma, a complication of extracorporeal shock wave lithotripsy (ESWL), by percutaneous drainage. Nephrol Dial Transplant 2006]