I Nefrologi, ma anche i pazienti, devono essere messi a conoscenza degli aspetti più innovativi riguardanti la gestione conservativa ambulatoriale dell’insufficienza renale cronica e quali mezzi sono oggi a disposizione per evitare o ritardare la dialisi.
Lo sforzo accademico è ormai globale e riunisce le competenze e le esperienze delle scuole nefrologiche del pensiero in Europa e nel Nord America.
Nell’America del Nord, negli ultimi anni vi è un crescente interesse sull’identificazione di strategie innovative ed efficaci che possano proteggere la funzione renale residua dei pazienti con malattia renale cronica, data la sua importanza nella sopravvivenza e nella qualità della vita correlata alla salute di questa popolazione e per l’impatto economico e sociale piuttosto rilevante nel trattamento di una patologia debilitante come la malattia renale cronica specie se si il paziente arriva al trattamento dialitico.
Ad esempio, vi è un crescente interesse per l’emodialisi incrementale come potenziale mezzo per preservare la funzione renale residua in pazienti selezionati e collaborativi con malattia renale cronica avanzata che passano in maniera meno travolgente alla dialisi iniziando con un ritmo emodialitico che, grazie ad un minimo di funzione renale residua, possono iniziare anche una volta/settimana.
La scuola italiana è sempre stata pioniere nel promuovere interventi nutrizionali con limitazioni delle proteine alimentari che preservano la funzionalità renale con l’aggiunta degli effetti benefici derivanti da integratori contenenti aminoacidi.
Sebbene i modelli e le pratiche alimentari e gli stili di vita siano diversi in Europa e negli Stati Uniti, vi è un riconoscimento reciproco dell’importanza di ottimizzare lo stato nella insufficienza renale cronica, compresi i pazienti con stadi iniziali di malattia renale sino a quelli che sono già sottoposti alla dialisi di mantenimento per poter sopravvivere.
Le modificazioni dietetiche sono infatti state un mezzo con cui i nefrologi hanno ritardato con successo la dialisi tra i pazienti con malattia renale cronica avanzata.
Ricordo tutti gli effetti benefici conseguenti alla riduzione della proteinuria; l’utilità ormai scientificamente dimostrata e consolidata dell’effetto terapeutico della dieta a basso contenuto proteico; non da ultimo occorre grande attenzione agli effetti dannosi associati all’iperfosfatemia come “killer silenzioso” nei pazienti con malattia renale cronica; e le indicazioni fondamentali della gestione del sodio e dei fluidi in questa popolazione.
Altri temi molto innovativi molto attuali comprendono la funzione critica dell’ormai sempre più conosciuto “microbiota” intestinale essenziale nel ridurre il carico delle tossine uremiche e l’uso di nuovi adsorbenti intestinali che interferiscono con l’assorbimento delle tossine uremiche.
Ultimo ma non meno importante, è il ruolo chiave svolto dagli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina nel preservare la funzionalità renale attraverso e indipendentemente dal controllo ottimale della pressione arteriosa.
In conclusione, internisti e nefrologi hanno l’opportunità di utilizzare questi interventi come strumenti nel loro armamentario nel tentativo di evitare o ritardare l’inizio della dialisi nei pazienti con malattia renale cronica avanzata che progrediscono verso la malattia renale allo stadio terminale.
Grazie alle iniziative della casa Editrice “Minerva Medica” si è reso possibile mettere a disposizione un volume quasi unico nel suo genere intitolato, “Conservative Management of Chronic Kidney Disease: How to Avoid or Defer Dialysis” reperibile sui principali circuiti commerciali.
Per ulteriori notizie sulla dialisi e sulla accoglienza in dialisi, consultante il sito https://buonaaccoglienzaindialisi.com/